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Tutti i servizi di Terrimago

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  • Diversi punti di vista

    Cinque Terre Diversi punti di vista Le passeggiate nei sentieri tra un borgo e l'altro nelle Cinque Terre sono una successione di alti e bassi, di oliveti, prati fioriti, di muretti a secco, di sentieri a strapiombo e di affacci mozzafiato su tutta la costa. “D’un teatro il cui proscenio s’apre sul vuoto, sulla striscia di mare alta contro il cielo attraversato dai venti e dalle nuvole”, così descriveva le Cinque Terre Italo Calvino. Passeggiare fotografando non è sempre facile, ci si distrae e si finisce per fotografare sempre solo la vista da un buon punto. Invece è importanza raccontare anche il “viaggio” e per farlo bisogna ricordarsi di guardare in tutte le direzioni non solo quella di marcia. Per raccontare un paesaggio bisogna imparare a guardare da più punti di vista, magari anche dietro. Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here TUTTI I CONSIGLI

  • Davidia Involucrata

    < Back Davidia Involucrata Davidia Involucrata La Davidia Involucrata è una pianta a foglia caduca ad alto fusto, originaria della Cina. Si presenta con grandi foglie a forma di cuore con un margine seghettato. Il fiore, piccolo e quasi insignificante, è racchiuso in un calice formato da due brattee pendenti in posizione opposta di color bianco che ricordano dei pezzetti di tessuto, da qui l’appellativo Albero Fazzoletto. Le brattee sono foglie modificate che accompagnano le infiorescenze o i fiori, come per esempio la parte verde sotto i petali della margherita, con una funzione di protezione o vessillare per gli impollinatori. La storia che porta la Davidia in Europa è piena di peripezie e leggende: da una parte si racconta che nel 1897 un missionario abbia inviato in Francia 37 semi di questa pianta, dai quali tuttavia nacque una sola pianta che fiorì, per la prima volta, nel 1906. Altri sostengono che tutto iniziò nel 1899, quando il vivaista Henry Veitch commissionò a un giovane botanico del Kew, Ernest Wilson, di andare in Cina in cerca dei semi del leggendario albero. Il ventiduenne, con una cartina e qualche indicazione scritta, partì per la regione dello Yunnan alla ricerca dell’unico esemplare che si pensava esistesse. Dopo lunghe fatiche, banditi, malattie, naufragi, e finalmente a destinazione scoprì che l’albero indicato era stato tagliato e usato per costruire una casa. Senza darsi per vinto, e grazie alle amicizie con i locali imparò la lingua, e riescì a trovare altri esemplari, di cui mandò i semi in Inghilterra nel 1901. Per quanto la Davidia abbia un portamento e una fioritura molto caratteristici, spesso si preferisce la sfioritura ossia quando le brattee bianche si staccano nel momento del loro massimo turgore e dolcemente atterrano al suolo creando un tappeto niveo che dura alcuni giorni, un momento spesso accompagnato da una gentile brezza stagionale che crea spettacolari nuvole bianche danzanti intorno all’albero. Purtroppo, assistere a questo fenomeno non è facile: la prima fioritura avviene tardivamente, di solito non prima del decimo anno di età, e non è regolare, per questo assistervi è un raro privilegio. In Piemonte la Davidia di Villa Taranto è inserita nell’elenco di alberi monumentali, questo esemplare è famoso perché messo a dimora nel 1938 dall’infante di Spagna Don Jaime. Nel mondo anglosassone la pianta è nota anche come albero dei fantasmi, Ghost tree, o albero delle colombe, Dove tree. Link Previous Next

  • Betulla

    < Back Betulla Betulla Il nome Betulla deriva dal gallico “Betw” e fu sempre considerato un albero sacro legato alla luce e al risveglio della natura visto che è il primo albero a germogliare dopo l’inverno. La sua presenza in Sicilia è riconducibile all’ultima glaciazione ma andò progressivamente scomparendo per rimanere solo nella zona dell’Etna. Col tempo si differenziò dalle altre specie sviluppando un apparato conduttore adatto a sopravvivere a condizioni sia di estremo caldo che freddo, diventando una specie arborea endemica la Betula aetnensis. Utilizzata in diversi campi fin dal Paleolitico la pece di betulla fu adoperata dagli Uomini di Neanderthal come adesivo e più avanti la sua inconfondibile corteccia bianca fu usata come carta. Nel Nord America furono i coloni ed esploratori a inventare la “birra della betulla” come sostituto ai costosi liquori presenti, utilizzando la sua linfa in aggiunta al miele fermentato ancora oggi realizzata in Russia. Link Previous Next

  • Ceramiche tra Liberty e Déco

    Ceramiche tra Liberty e Déco Galileo Chini Galileo Chini seppe adattare la sua poetica alle mode dell’epoca, attento alla decorazione che diventa pattern emotivo. La mostra, curata da Claudia Casali e Valerio Terraroli, espone circa trecento pezzi tra ceramiche (tra cui diversi inediti) e disegni preparatori a documentare le varie fasi di attività di uno dei più importanti protagonisti italiani dell’epoca Liberty. Chini fu artista poliedrico, versatile, tra i pionieri del Liberty in Italia, della fine Ottocento inizi Novecento, ma anche affinatore del gusto déco sviluppatosi nel ventennio. Egli si dedicò con passione all’arte della ceramica, con una varia e molteplice produzione originale e personalissima, ma anche alla pittura e all’affresco. Dipinse nature morte, bellissimi paesaggi della sua Versilia, ritratti e ambienti che richiamano la sua esperienza a Bangkok, dove fu ospite del re del Siam proprio per affrescare le residenze imperiali, dopo la celebrata esperienza, nel 1909, della decorazione della “Sala della Cupola della Biennale” di Venezia, in pieno gusto liberty. La sua esperienza si lega anche all’architettura: celebre l’intervento alle Terme Berzieri di Salsomaggiore (1923) uno dei più interessanti esempi di edifici eclettici déco. Per la manifattura Chini si trattò di un lavoro colossale, tanto che per far fronte a questo impegno, si dovettero ingrandire le strutture della manifattura, ampliando i forni. Come noto, la decorazione ricopre quasi tutto l’edificio, con sobrietà per quanto riguarda gli ambienti destinati alle cure, rivestiti con piastrelle color avorio e listelli dorati e con ricchezza negli ambienti mondani come il bar, il salone centrale e lo scalone dove si trova il grande maestoso affresco di Galileo. Proprio nel 2023 si celebreranno i 100 anni della fondazione delle Terme Berzieri. Della bottega Chini è da annoverare anche l’allestimento ceramico delle Terme di Castrocaro. Da segnalare inoltre che Chini decorò i locali deputati alle arti dell’Esposizione Torricelliana di Faenza nel 1908, da cui prese avvio la fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche ed un cospicuo nucleo di opere venne donato da lui stesso alla città di Faenza, primo nucleo del costituendo museo. Purtroppo queste andarono perse durante la seconda Guerra mondiale, ma molte altre (nelle foto qui sotto) furono donate dalla Manifattura Chini negli anni a venire . Chini lavorò anche per il teatro: tra i suoi lavori più noti, vi sono le scenografie della prima Turandot eseguita nel 1926 da Arturo Toscanini. L’opera ceramica di Chini viene raccontata attraverso un ricco percorso ceramico, composto di cinque sezioni, con approfondimenti scenografici a ricreare l’ambiente storico e culturale in cui l’artista operò. Sono coinvolte altre realtà importanti che conservano architetture realizzate dalla Bottega Chini come Salsomaggiore, Castrocaro, Borgo San Lorenzo, Montecatini Terme, in un progetto di rete volto a valorizzare il lavoro complesso e articolato di questo straordinario artefice. L’idea è di suggerire una mappa dei percorsi “chiniani” che possa favorire flussi turistico-culturali. Un ricco catalogo documenta la mostra, non solo delle opere esposte, con approfondimenti vari legati alle esposizioni internazionali, ai progetti architettonici, alla produzione di vetri e ferri battuti, alle Biennali di Venezia. Il catalogo si avvale dei contributi critici dei curatori e di Stefania Cretella, Ezio Godoli, Edoardo Lo Cicero, Maurizia Bonatti, Ulisse Tramonti. Museo Internazionale della ceramica Faenza, RA, Italia 26 novembre 2022 / 14 maggio 2023 LINK

  • Primavera alla landrana

    < Back MOSTRA MERCATO Giardino della landrana Primavera alla landrana I Giardini della Landriana ospiteranno dal 22 al 25 aprile 2023 , la consueta mostra mercato “Primavera alla Landriana”. La mostra, giunta alla sua 27^ edizione, si inserisce di diritto tra i pochissimi eventi che si possano considerare “storici” nell’ambito delle mostre dedicate al giardinaggio di qualità. Da sempre, l’organizzazione utilizza stringenti criteri di selezione degli espositori, che fanno riferimento ad elevati standard qualitativi, puntando sulla presentazione al pubblico dell’eccellenza del vivaismo e privilegiando il lavoro di ricerca dei vivai specializzati. È così, che la Primavera alla Landriana è divenuta un imperdibile punto d’incontro tra i migliori professionisti del settore e i più esigenti appassionati del verde, alla ricerca, nell’era della grande distribuzione e delle fredde ed impersonali vendite online, di professionalità, competenza e qualità, delineandosi come un vero e proprio momento culturale. L’edizione di questa primavera, la potremmo definire un’edizione “Coccinella”. Il tema dell’evento riguarderà, infatti, la sempre più marcata necessità di guardare al “bio”, anche nella cura del verde ornamentale, con un’attenzione particolare all’utilizzo degli insetti antagonisti. Incontri e dibattiti con gli espositori e con i curatori di importanti giardini, che racconteranno le loro esperienze, metteranno in risalto l’efficacia di questa pratica assolutamente in linea con le ormai improrogabili esigenze di tutela dell’ambiente. SCHEDA MOSTRA MERCATO Giardino della landrana Via Campo di Carne, 51, 00040 Tor San Lorenzo, RM, Italia Primavera alla landrana Date 22 aprile 2023 25 aprile 2023 LINK

  • I nodi dei giardini del paradiso

    I nodi dei giardini del paradiso AA.VV in occasione di “bergamo-brescia capitali italiane della cultura 2023” nell’edificio del grande miglio del castello di brescia il 1° aprile 2023 inaugura una grande mostra di tessile antico e contemporaneo.la mostra presenta per la prima volta un prezioso nucleo di 35 tappeti della collezione zaleski proveniente da un’area specifica, quella del turkestan: amplissima zona dell’asia centrale compresa tra il mar caspio e la mongolia, oggi occupata da diversi paesi i cui nomi sono accomunati dalla desinenza in -istan, che significa “terra di…” in persiano. i tappeti antichi, sospesi in aria nel suggestivo spazio del salone del grande miglio, sono posti a confronto con manufatti tessili realizzati da artisti internazionali del secolo xx e xxi (herta ottolenghi wedekind, alighiero boetti, sheila hicks e altri), in modo da ristabilire il necessario dialogo tra una millenaria tradizione e le sue affascinanti riscoperte di modalità manuale nella modernità. tutto lo spazio della grande sala di esposizione sarà contrassegnato da un intervento site specific di letizia cariello, concepito in modo da far sentire un ambiente ‘morbido’ nel quale sottili filamenti tessili in rosso segneranno i volumi dell’edificio e faranno da guida al visitatore come in una sorta di labirinto leggero e quasi impercettibile, nel quale si camminerà seguendo il mito antico del filo d’arianna.orari: 1 aprile – 24 maggio e 1 ottobre – 5 novembre: 10:00 – 18:00 | 25 maggio – 30 settembre: 10:00 – 19:00 | lunedì chiusoa sostegno dell’iniziativa fondazione tassara e fondazione brescia musei assicurano ingresso gratuito Fondazione Tassara Breno, BS, Italia 1 aprile 2023 / 5 novembre 2023 LINK

  • 404 | terrimago

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