CAMPANIA
ORTO BOTANICO
DI NAPOLI
di CARLA DE AGOSTINI
Il 18 maggio 1809 a Napoli aprì su via Foria “un Real Giardino di piante per la istruzione del pubblico e per moltiplicarvi le spezie utili alla salute, alla agricoltura e all’industria”. Il decreto con il quale Giuseppe Bonaparte lo istituì nel 1807 esprime concisamente le finalità didattiche, mediche, economiche e produttive del nuovo luogo. Le basi su cui si fonda l’orto partenopeo lo distingueranno fin da subito per la molteplicità di funzioni e per il suo patrimonio vegetale diversificato. Oggi è gestito dall’Università Federico II ed è il secondo in Italia, dopo quello di Padova, per gruppi vegetali esotici: venticinquemila piante di nove mila specie riunite. Dopo essere stato devastato dalle truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale, l’orto rinacque nel 1948 con la costruzione di nuove serre, l’ammodernamento della rete idrica e l’incremento delle collezioni di Cycadales, succulente e felci.
Nel periodo della sua fondazione la città partenopea era dominata dai francesi, e divenne fin da subito tra le più prestigiose istituzioni scientifiche dell’Italia meridionale. Il primo direttore fu il botanico italiano Michele Tenore e fu lui, in quasi cinquant’anni di carriera dal 1808 al 1860, ad organizzare in maniera scientifica l’orto e a promuoverne l’innovativa concezione botanica presso le principali istituzioni botaniche europee. A l’importanza iniziale della ricerca ben presto si affiancò anche quella sociale con la scelta dell’architetto Vincenzo Paoletti di valorizzare il paesaggio creando per i visitatori un “passeggio pubblico” con grandi viali alberati e piacevoli percorsi nel verde . Scelta arrivata fino ai nostri giorni con l’accesso libero all’orto per dar modo a tutti, dai bimbi agli anziani, di usufruire di un luogo di così grande interesse tutto l’anno.
L’orto oggi vanta un Filiceto, un Palmeto, una zona Deserto e la raccolta di Cycadales tutti di notevole importanza. Nel Filiceto, situato in un avvallamento, sono riprodotte le condizioni di ombra e di umidità necessarie per la coltivazione delle felci. Dal latino fĭlix, il Filiceto è circondato da una cintura di alberi che protegge l’area dall’eccessiva insolazione, mentre rivoli e un laghetto artificiale, insieme ad abbondanti e frequenti annaffiature, mantengono il microclima ideale. Da qui, dove le riserve d’acqua abbondano, parte un itinerario ecologico che fa comprendere l’importanza dell’acqua nella biodiversità, che si conclude nel Deserto, dove la risorsa idrica invece scarseggia. Nella collezione di piante succulente del Deserto, sistemate su terriccio sabbioso per impedire i ristagni e con alcuni esemplari coperti d’inverno, ci sono dei notevoli esemplari tra cui delle mammilaria, notocactus, delle Wilcoxia Viperina, Opuntia e delle Agave americane.
Il mondo primitivo delle Cycadales detiene il primato di piante a seme più antiche oggi viventi, e l’Orto Botanico ne ha una delle collezioni più importanti al mondo, sia per numero di specie e generi, sia per numero di esemplari, tanto che alcuni del genere Dion sono coltivati unicamente a Napoli. Qui spicca anche la Cycas revoluta donata nel 1813 da Maria Carolina Bonaparte, consorte del Re di Napoli Gioacchino Murat, in segno di gratitudine per la Terrazza Carolina, una struttura dell’orto oggi scomparsa. Attualmente, la pianta, che ha quasi 200 anni, ha raggiunto l’altezza ragguardevole di circa 5 metri. La Cycas revoluta è l’unica specie della famiglia delle Cycadaceae che ha avuto un grande successo come pianta ornamentale; è ampiamente diffusa nei parchi e nei giardini delle regioni a clima mite. Il nome comune Cycas non è un diminutivo ma è collegato alla somiglianza con le palme: deriva infatti da koykas, un vocabolo di origine greca adoperato proprio per indicare una palma non ben identificata.
Inoltre l’orto comprende anche un agrumeto, lo Chalet, area concepita per i non vedenti, e la Serra Merola che ripropone le foreste tropicali pluviali e l’ecosistema costiero delle mangrovie messicane. L’area di più recente istituzione è dedicata alle piante della Bibbia, che ospita alcune tra le specie menzionate negli episodi più significativi del Vecchio e del Nuovo Testamento, come la mirra o l’ulivo. L’area riservata alle Magnoliophyta è ancora in allestimento, mostrerà l’evoluzione delle piante a fiore, in linea con le più recenti scoperte della Botanica Sistematica.
Una visita all’orto partenopeo rappresenta non solo l’opportunità di conoscere e approfondire il mondo della botanica ma anche un’occasione unica per potersi godere una Napoli inaspettatamente calma, unica e originale a pochi passi dalla trafficata Via Foria.