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OLANDA

ORTO BOTANICO DI AMSTERDAM

Da Ortus Medicus a Ortus Botanicus

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Fotografie Cristina Archinto
Testo Carla De Agostini
 

Correva l’anno 1638 quando la peste si abbatté su Amsterdam e le piante medicinali rappresentavano l’unico modo che si conosceva per curarla e prevenirla. Fu proprio per questo motivo che in quello stesso anno venne alla luce l’Hortus Medicus, luogo di formazione dove medici e farmacisti si incontravano per imparare e condividere le conoscenze botaniche e mediche, arricchendone sempre di più la collezione di piante officinali. Il primo che catalogò l'intera collezione fu, nel 1646, l'allora direttore Johannes Snippendaal: gli servì un intero anno per contare le 796 specie di piante, e scrivere il catalogo, ma grazie a questo duro lavoro Carl Nilsson Linneo nel 1753 riuscì a scrivere la sua opera fondamentale Species Plantarum.

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Nel 1682 intanto, grazie ai contatti commerciali della Compagnia delle Indie Orientali e all’aiuto dei collezionisti dei Paesi Bassi, l’Orto acquisì moltissime specie non solo medicinali, ma anche da serra ed ornamentali, che trasformarono il vecchio Hortus da Medicus a Botanicus, nuovo centro di intensa attività di ricerca e di commercio. Sempre in questo periodo, vennero incaricati di documentare la nuova raccolta gli illustratori botanici Jan e Maria Moninckx, che realizzarono l’Atlante di Moninckx: non il solito erbario con piante essiccate, ma un catalogo contenete le riproduzioni grafiche delle piante più recenti ed esotiche. L'incarico, che si concluse nel 1749, richiese la produzione di ben nove volumi, e coinvolse nella bottega di Jan e Maria altre esperte acquarelliste. Vi collaborarono infatti Johanna H. Herolt, figlia di Sibylla Merian, e Alida Withoos, figlia di Mathias Withoos, il pittore di nature morte maestro di Gaspar Van Wittel. Tutt’ora l'Atlante Moninckx è considerato la principale testimonianza dello straordinario contributo delle donne alla nascita del disegno scientifico.

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Oggi, l’Orto Botanico si estende poco più di un ettaro ma vanta una ricchezza vegetale enorme: sono presenti circa 4.000 specie, tra quelle coltivate all’esterno e quelle ospitate nelle sue sette serre, appena sopra al 1% della diversità vegetale mondiale ed è un luogo ricco di storia, dove si intrecciano vicende moderne di emancipazione e studi all’avanguardia per l’attenzione sia al passato che al presente. Ne è un esempio il giardino attraversato da sentieri circolari che col tempo, esattamente nel 1863, riorganizzato in Giardino Sistemico. La forma a semicerchio rappresenta infatti la classificazione sistematica delle piante: le specie che sono strettamente imparentate si trovano a crescere l'una vicino all'altra, mentre quelle che hanno poco in comune sono coltivate lontano. Attualmente sono classificate secondo l’Angiosperma Phylogeny Group (APG), tra le tecnologie più avanzate della “sistemica molecolare”, basata sulle analogie del materiale genetico. Qui, se l’estate è un tripudio di fioriture, l’inverno lascia emergere le linee simmetriche delle siepi di bosso.

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Un vero e proprio capolavoro di architettura moderna è la Serra dei Tre Climi, progettata nel 1993 da Zwarts & Jansma Architects che riunisce tre diverse ambienti climatici: i subtropici, il deserto e i tropici. Una passerella sospesa consente ai visitatori di passare da una zona e l’altra, ognuna con la propria temperatura, umidità e circolazione dell’aria. Chi vi passeggia gode la vista sull’intreccio di liane e foglie, osserva da vicino la chioma degli alberi mentre intravede il cielo dal tetto di vetro, attraversando la macchia secca, la giungla e il deserto. Nella prima si imbatte in gerani, agapanti e gerbere, poi giunge al clima umido subtropicale dove la protagonista è l’abbondanza di acqua, e infine alla sezione desertica, dove spiccano cactus e maestose succulente provenienti da deserti lontanissimi tra loro.

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Invece nella Serra delle Palme si può ammirare, accanto agli esemplari di palme giganti, la famosa cyca Encephalartos altensteinii di 350 anni, acquistata nel 1850 da Guglielmo III. L’Hortus vanta la presenza di 60 specie diverse di cicadi, protette e tutelate anche grazie alla collaborazione con altri Orti, attraverso lo scambio di polline, semi o piante giovani. Centinaia di farfalle tropicali infine colorano la piccola Serra delle Farfalle, svolazzando su una interessante collezione di piante tropicali legate al commercio con le Americhe, come il caffè, il tè o il cioccolato. L’Orto è inoltre specializzato nelle famiglie di piante sudafricane, australiane e carnivore.

L’Hortus Botanicus di Amsterdam, con le sue vicende e le sue collezioni, è ormai un patrimonio storico, erboristico e scientifico riconosciuto internazionalmente, ma è anche piacevole tappa in cui perdersi durante una gita nella città olandese per eccellenza.

GALLERY

Info: 
Sito ufficiale

 

Foto ©CRISTINA ARCHINTO

IN EVIDENZA

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Illustrazioni di Maria Moninckx e Maria Sibylla Merian

ILLUSTRAZIONI BOTANICA AL FEMMINILE: L'ATLANTE MONINCKX


L’Atlante Moninckx è una raccolta di immagini botaniche, contenente le riproduzioni ad acquerello e guazzo su pergamena, di 425 piante esotiche provenienti dall’Asia, dal Sudafrica e dal Sud America, messe a dimora nell’Orto Botanico di Amsterdam. Questa collezione, suddivisa in nove libri, prende il nome dai due artisti che maggiormente hanno contribuito a realizzarlo: Jan e Maria Moninckx. Maria Moninckx nasce a L’Aia intorno al 1673, ed è figlia di un importante pittore, Johannes Moninckx, e di Ariaentje Pieters, anche lei artista. Rinomata nel settore come pittrice floreale, per l’Atlante esegue ben 101 illustrazioni. L'affiancano, oltre a Jan Moninckx, altre due donne Johanna Herolt-Graff, figlia di Maria Sibylla Merian i cui libri sono considerati ancora oggi capolavori di pittura e precursori della moderna entomologia, e Alida Withoos. Entrambe illustratrici botaniche del tempo, fanno parte di una disciplina sottovalutata in campo artistico ma di estrema importanza nel mondo scientifico, quale ausilio per la classificazione e lo studio della morfologia delle piante, poiché diversamente dagli erbari fornisce una rappresentazione sia della forma che dei dettagli delle varie specie. In questo caso, le illustratrici botaniche studiano da vicino non solo piante e fiori ma la vita stessa degli insetti, spesso conseguendo importanti, quanto ignorati, risultati scientifici. Per esempio, Maria Sibylla Merian tra il 1679 e il 1683 stampa La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori, un’opera dove illustra oltre 176 specie animali, dai bachi da seta alle farfalle, in ogni loro stadio di sviluppo con altrettante specie di fiori e piante di cui si ciba l’animale, ccanto a ogni tavola riporta infatti i dati circa i tempi di metamorfosi, di nutrizione e di ciclo di vita di ognuno. Proprio per tale precisione Merian è oggi considerata la prima entomologa della storia della scienza, un riconoscimento che le verrà dato solo nel Novecento, dopo secoli nell’ombra, rinomata nei soli circoli esperti del settore.

Queste illustrazioni rappresentano dunque non solo uno strumento essenziale per la studio, ma anche di emancipazione dal pregiudizio secondo cui la scienza, e quindi la botanica, era, e spesso ancora è, appannaggio solo maschile.

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