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LAZIO

ORTO BOTANICO DI ROMA

Incanto di luci


Fotografie e testo di Cristina Archinto

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Fin dagli albori la luce ha sempre affascinato l’uomo perché rappresenta il potere supremo di illuminare l’oscurità. Prima, ovviamente fu il fuoco a rischiarare e a difendere l'uomo, poi Edison portando la luce nelle case con una produzione di massa di lampade e di corrente elettrica, anche se non  fu lui l’inventore vero e proprio.

Oggi abbiamo un po’ perso l’abilità di “vedere al buio" e in assenza di luce diurna siamo abituati ad avere tutto illuminato, ma malgrado questo continuiamo ad essere attratti dalla suo potere e le sorgenti luminose riescono ad emozionare come poche cose al mondo.

Attivando particolari abilità cognitive, la luce appassiona, impressiona e in generale crea benessere, legato forse anche a quel recondito ricordo primordiale, e ci porta a un senso armonico con l'ambiente circostante. Inoltre se a una sorgente luminosa magari colorata, si associa anche un flusso sonoro, come un brano musicale, si evince una sensazione quasi tattile finendo per “sentire” la luce.

Questo è più o meno quello che succede alla mostra d’arte sensoriale all’Orto Botanico di Roma Incanto di luci. Un percorso di light art di un chilometro e mezzo ideato dal light designer Andreas Boehlke, con le suggestive musiche del compositore e sound designer Burkhard Fincke; opere che  raccontano in modo artistico alcuni angoli di questo luogo meraviglioso. Le installazioni, con lampadine a led per avere un minimo impatto ambientale, ci riportano un orto botanico completamente diverso, possiamo proprio dire sotto una diversa luce. Alberi e piante dai colori sfarzosi, prati pieni di lucine intermittenti o palle che si illuminano di mille sfumature di colori diversi, scalinate tappezzate di lucciole o sagome luminose di renne che brucano tra i cespugli e altro ancora.

Certo per gli amanti della natura o dell’orto stesso tutto questo fa uno strano effetto, vedere palme blu e fontane verdi o prati ricoperti di lucine rosse risulta stravagante ma bisogna dirlo, in certi casi, queste opere artistiche possono anche ampliare certi sapori, come nella foresta di bambù, dove raggi verdi in movimento “tagliano” di netto, come lame di guerrieri samurai, quei meravigliosi fusti. In altri casi forse l’incanto è poco naturale, come i fiori di loto adagiati sul laghetto del Giardino giapponese risultando poco apprezzabili, ma dall’altro canto le luci colorate tutto intorno fanno risaltare i suoi bei aceri. Alcune opere luminescenti incantano principalmente  i bambini come le fate degli alberi o le ali di Trilli ma in generale si respira per lo più entusiasmo e stupore, e la quantità di cellulari che si vedono roteare in aria pronti a diffondere tutto ciò nell’etere, ne sono la prova. 

Devo ammettere che anche io mi sono molto divertita a fotografare un luogo che in teoria conoscevo molto bene ma che risultava stravolto completamente. Luci che apparivano e sparivano, colori in continuo cambiamento,  alberi che prendevano forma diverse perché magari illuminati da sotto e non da sopra, hanno stimolato parecchio la mia creatività. 

Certo, per quello che possiamo definire come “la cultura del verde e della natura”, non sono certa che tutto questo abbia un riscontro positivo ma di sicuro l’altissima affluenza fa ben sperare che forse, anche solo alcuni di loro, la prossima primavera si ricorderanno di questo luogo magico per tornare a goderselo nel suo aspetto più naturale.

Foto ©CRISTINA ARCHINTO

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